lunedì 6 dicembre 2021


Ho capito di essere una persona abbandonabile.

Non nel senso che non posso evitare l’abbandono, che

mi è ovvio fin da bambina. Ma che lo considero una

possibilità imminente e talvolta auspicabile.

Un tempo pensavo di essere una che abbandona facilmente.

Ora so che, anche se con dolore, sono abbandonabile.

Voglio dire che quando sento che non ci sono le condizioni

per incontrarsi davvero, per intendersi senza

troppa fatica, «abbandonami» è un invito liberante.

Non è obbligatorio tenermi, frequentarmi è facoltativo.

E questo dà molta leggerezza e grazia all’incontro.

Come fanno le libellule e forse i volatili in genere.

Può far molto male all’inizio, può atterrare ma poi piano

piano si sente che sopra la testa e tutt’intorno si allarga

un grande spazio libero. C’è piú sfondo e un sentore

appena accennato di nuove possibilità. L’odore

è l’esatto opposto dell’odore di bruciato.

Un profumo fresco di bucato appena steso, di pavimento appena

spazzato e poi lavato. Con cura. Con le finestre aperte.

Chandra Candiani da 'Questo immenso non sapere'. (Einaudi 2021)

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